Cosa coltiviamo - Biodiversità
Ginestra dell’Etna
STORIA ED ETIMOLOGIA
La ginestra dell’Etna (Genista aetnensis) è una pianta della famiglia delle Fabaceae, endemica di Sicilia e Sardegna. Il termine “genista” deriva dal nome latino della “ginestra” in Plinio, inoltre, potrebbe derivare dal celtico “gen” (Cespuglio) o dal latino “genû” (Ginocchio), in relazione alla nodosità dei fusti. L’epiteto specifico “aetnensis” proviene da “Aetna” (Del monte Etna).
DESCRIZIONE
È una pianta a portamento arboreo, che può anche arrivare a dieci metri di altezza. Questa caratteristica la differenzia dalle altre ginestre che hanno normalmente un portamento arbustivo. La chioma è espansa e irregolare e formata da rami giunchiformi verdi. Le foglie, presenti da ottobre ad aprile, sono lanceolate e lunghe 1 cm, rivestite di lanosità bianca. Cadono quando la pianta si prepara a fiorire. I fiori sono gialli e disposti in racemi allungati. I frutti sono dei legumi bruni e glabri, falciformi, che contengono 2-4 semi lenticolari.
PROPRIETÀ ED UTILIZZI
La Genista aetnensis è una delle ginestre di maggior dimensione e impatto visivo presenti sul territorio italiano. Si tratta infatti di un endemismo presente solo in Sicilia, Sardegna e Calabria, e introdotto anche in Campania in opere di rimboschimento sul Vesuvio. È una pianta estremamente bella, dalla fioritura molto abbondante, profumata e vistosa, adatta a giardini di piccole e medie dimensioni. Attira api e insetti impollinatori ed è ideale nei giardini naturali dove contribuisce a mantenere elevata la biodiversità della microfauna con conseguente miglioramento dell’equilibrio ecologico complessivo. I popolamenti più suggestivi sono quelli presenti sulle pendici dell’Etna, da cui la specie prende il nome. Qui in giugno i grandi cespugli colorano di giallo acceso le colate laviche nere in un contrasto unico, inondando di profumo intenso la montagna per chilometri. La Genista aetnensis si è nel tempo specializzata a colonizzare il terreno lavico più compatto e integro e il suo ruolo è fondamentale nell’aprire la strada ad altre specie meno pioniere grazie all’azione di frantumazione della roccia svolta dalle proprie radici e alla deposizione di una spessa coltre di lettiera su cui nuove piante possono insediarsi. Inoltre, come tutte le Fabaceae, la propria azione azoto fissatrice garantisce l’arricchimento del suolo di composti azotati utili allo sviluppo della vegetazione. Questa pianta è inoltre la ginestra dalle maggiori dimensioni presente nella nostra penisola, potendo raggiungere un’altezza superiore ai 10 metri, con un portamento leggero donatole dai sottili rami cadenti, particolarmente scenografico quando si riempiono di fiori gialli come una cascata.
COLTIVAZIONE
La propagazione della Ginestra dell’Etna avviene per seme oppure, in alternativa, si può procedere per talea o innesto. Nel giro di 10-20 anni (A seconda dell’ambiente in cui vive) raggiunge la sua dimensione definitiva. Per quanto riguarda la potatura le specie botaniche ed endemiche andrebbero lasciate sviluppare in autonomia dato che così raggiungono e sviluppano la loro naturale bellezza (Per le quali di solito vengono coltivate come piante ornamentali), ma in fase giovanile eventualmente può essere potata con molta parsimonia, dato che non sopporta potature drastiche, per mantenere un portamento cespuglioso più fitto o ordinato, non richiedendo manutenzioni o cure particolari. Non ha problemi con temperature rigide, presenti già durante la stagione invernale nei suoi luoghi di origine, e si adatta a vari tipi di suolo, purché ben drenato che eviti i ristagni idrici, soprattutto nella stagione invernale, e un’esposizione in pieno sole (Predilige terreni poveri e siccitosi). Cresce spontaneamente in Sicilia, endemica dei versanti collinari e montani dell’Etna, talora in associazione con Adenocarpus bivonii, e nella Sardegna orientale. È stata introdotta, per rimboschimento, sul Vesuvio e sui monti Peloritani. Fino alla creazione del Parco dell’Etna è stata utilizzata per ottenere carbone.