Cosa coltiviamo - Biodiversità
Finocchietto selvatico
STORIA ED ETIMOLOGIA
Il finocchio (Foeniculum vulgare Mill.) è una pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere). L’etimologia del nome è la seguente:
- Il primo termine del binomio proviene dal latino con cui si indicava il finocchio e da “foenum” (Fieno), per la sottigliezza delle foglie e per il suo intenso odore aromatico o forse perché un tempo veniva impiegata come foraggio.
- Il secondo termine sta a significare che la pianta è abbastanza diffusa (Vulgare = comune), per distinguerla da altre specie affini più rare.
Conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche, venne introdotta in Europa dai romani. Molto apprezzata dai greci, la storia del finocchio, ebbe inizio precisamente nella pianura di Maratona, località famosa per la battaglia tra Ateniesi e Persiani (Il finocchio condivide parte della sua storia etimologica con la disciplina olimpica della maratona, infatti, secondo un’antica leggenda greca, il soldato ateniese Filippide attraversò, correndo per 42 km, la pianura di Maratona, per annunciare ai suoi concittadini la vittoria sugli spartani. Da qui nacque la disciplina olimpica, che ancora oggi si corre per la medesima distanza); in questo luogo il finocchio, cresceva in modo spontaneo, e gli antichi greci lo chiamavano, appunto, “marathon”. Plinio affermava che il finocchio ha una grande proprietà per la cura degli occhi, in relazione al fatto che i serpenti, una volta cambiata la pelle, si andavano a strofinare contro una pianta di finocchio per riacquistare la vista, sembra infatti che il finocchio, fosse un antico antidoto contro la puntura di questo animale. Nelle manifestazioni religiose, simboleggiava l’idea della rinascita, o della rigenerazione spirituale.
DESCRIZIONE
Si distinguono le varietà di finocchio selvatico dalle varietà di produzione orticola (Dolce). Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2 metri, possiede foglie che ricordano il fieno, di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli e, successivamente, i frutti (Acheni, impropriamente chiamati “semi”), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti. Il finocchio coltivato, o finocchio dolce, è una pianta annuale o biennale con radice a fittone, raggiunge i 60–80 centimetri di altezza, e si consuma la grossa “guaina” a grumolo bianco che si sviluppa alla base.
PROPRIETÀ ED UTILIZZI
Il finocchietto selvatico presenta diversi benefici per la salute, proprietà carminative (Assorbire ed eliminare i gas), antiossidanti, antinfiammatorie, drenanti. Allevia i disturbi gastrointestinali, favorisce il benessere intestinale e contrasta la formazione di calcoli renali e ritenzione idrica. Riduce il rischio di malattie croniche legate all’invecchiamento e all’infiammazione. Ricco di fibre, apporta circa 30 calorie all’etto e i grassi sono praticamente assenti, come il colesterolo. Vanta una buona presenza di potassio, minerale utile al benessere in tutte le stagioni, ed è anche una fonte di calcio, magnesio e ferro. Contiene inoltre vitamina A e vitamina C, necessarie alla salute della pelle e al sistema immunitario.
COLTIVAZIONE
Il finocchietto selvatico richiede poca acqua, dato però che viene spesso coltivato in zone aride bisogna comunque controllare che il suolo non secchi completamente e se necessario irrigare, in particolare durante l’estate. La pacciamatura è fondamentale, specialmente in estate, per non far seccare la terra, sia durante l’inverno, per tenere al caldo le radici. Per rinnovare un la sostanza organica presente nel terreno, apportare compost oppure letame maturo, in dose moderata. Quando arriva l’inverno la pianta di finocchietto deve essere tagliata, resta invece nel terreno la radice che può dar vita l’anno successivo a una nuova coltivazione.